Si chiama Idroman, alive in the hell - Triathlon terrible. Un motivo dovrà pur esserci.
Ma le sfide sono affascinanti e intriganti quando sono complesse e il percorso è particolarmente tortuoso. Personalmente ricerco sempre un qualcosa che mi possa mettere in difficoltà, mettere alla prova. Le gare dove taglio il traguardo con addosso ancora tante energie finisco per dimenticarle in fretta . Per trovare soddisfazione devo avere dato tutto quando mi trovo all'arrivo. E domenica 23 giugno, a Idro, sono proprio stato soddisfatto, seppur completamente sfinito. Giornata rovente che ricorderò a lungo se non per sempre.
Mi sono lanciato nel triathlon perchè volevo ancora di più alzare l'asticella, quella personale. Non quella di voler emergere sugli altri. Però, da sportivo quale credo di essere, considero che l'agonismo sia la linfa vitale che ti fa andare avanti. Pianificare il calendario gare ti stimola ad allenarti tutti i santi giorni. Il triathlon ti toglie tanto ma ti regala emozioni, o per lo meno a me capita così. La bici, il mio sport preferito, mi esalta per mille aspetti ma in aggiunta al nuoto e alla corsa diventa un qualcosa ancor di più attraente. Sono le 8 ormai e ho allestito la zona cambio in fretta e furia. Devo subito correre al pontile per la spunta, nemmeno il tempo per puciare i piedi e capire quanti gradi è l'acqua. Mettiamola così, come inizio poteva andare meglio. Suona la trombetta di inizio gara e stavolta mentre nuoto non mi sento così scarso. Non scivolo come i primi e nemmeno come gli immediati inseguitori ma mi assesto a centro gruppo che per me è oro colato. La frazione di nuoto è all'australiana quindi si esce dalla acqua e ci si tuffa per iniziare il secondo giro. Ed è qui che un rigolo d'acqua entra negli occhialini. Un bel fastidio, qualche bracciata a rana per riposare l'occhio e dopo 35 minuti mi ritrovo in zona cambio per inforcare la mia LOOK 566. Eccoci qui sulla mia amata bici, ormai d'epoca. Giusto 300 m di piano e si sale verso Capovalle. Il ritmo inizialmente sulla prima salita non è di quelli migliori, tant'è che registrerò il tempo migliore al secondo passaggio. Rimango tranquillo e i battiti salgono dove voglio che arrivino et voilà anche la gamba inizia a girare. Al giro di boa mi rendo conto di essere 11esimo. Bel recupero dai. La parte migliore però deve ancora venire anche perchè al bivio per Magasa mi sento ancora bene, nonostante i 2000 d+ già portati a casa. La salita è perfetta per me, costante al 7-8%. Su questa ascesa mi gaso sul serio e con il morale alto affronto e supero brillantemente e anche l'ultima asperità giungendo a Moerna. Arrivo in zona cambio per la seconda volta e stavolta sono sesto.
Adesso viene il bello però.. Negli ultimi giorni prima della gara sentivo belle sensazioni nella corsa e e così parto con il ritmo "deciso a tavolino" 4.35-4.40. Il tracciato è mosso, per nulla veloce e molto esposto al sole. Quando ero in montagna a pedalare non sentivo così caldo ma lungo il lago Idro le temperature sono torride, credo tranquillamente sopra i 30 gradi. Fatto sta che i polpacci rispondono e anche il mio cuore risponde decentemente. Il mio sguardo è fisso sul fenix per capire come sono messo con i bpm. Fino a qui tutto bene... Ma una gara del genere, per un neofita come me, non può passare liscia ed ecco a sopresa e senza avvisaglie che arriva il black out. 30 secondi in più di passo al km tra il 9° km e il 10°. Debacle totale. Mi fermo e tolgo la fascia; basta fissarmi su questi benedetti battiti. é una lunga (10 km ancora) e lenta agonia (lenta perchè correre a 5.15 o 5.20 non passa mai). La mia ragazza, Vitto, mi vede pallido come non mai e mi urla di non mollare sostendomi con le sue ultime energie rimaste (anche lei era in corsa; aveva appena terminato il suo Idroman, percorso Olimpico). Di sicuro non avrei mollato per nessun motivo al mondo. Dopo 5.45 ore di sano(?) sport arrivo sotto il traguardo, ormai moribondo a gustarmi una medaglia di finisher che vale davvero tanto, più del decimo posto assoluto. Una felicità condivisa con Vitti anche lei autrice di una grande impresa. E questo vale sinceramente più di tutto il resto. Adesso dopo mesi mi godo 2 giorni di assoluto riposo e poi via per 3 marathon di mtb prima di The Giant a Livigno, fissata per il primo settembre Matteo